L’idea di avvalermi di un mental coach è nata dopo essermi reso conto che la preparazione tecnica per i concorsi d’orchestra non fosse più sufficiente per affrontare sfide così impegnative. Per noi si tratta di suonare tre, massimo cinque minuti, spesso in anonimato, e rendere al massimo delle proprie possibilità. Ho sempre letto testi per la preparazione mentale ma mi sono reso conto di avere necessità di un lavoro personalizzato, per ridurre il gap tra preparazione in fase di studio e resa durante la performance, o meglio ancora per rendere più efficace il lavoro di preparazione senza essere frenato da dubbi e insicurezze che troppo spesso rallentavano il mio percorso. In particolare, ho scelto Nicoletta perché ho sempre creduto in una grossissima affinità tra la performance musicale e quella sportiva.
L’esercizio determinante che mi ha affidato Nicoletta è stato quello di scrivere una lista di tutto quello che durante un concorso potesse andare storto. Ricordo la prima volta in cui ho presentato a Nicoletta una lista di sei, sette punti e lei è scoppiata a ridere per la mia poca fantasia! Poi insieme abbiamo iniziato a pensare veramente a TUTTO quello che può andare per il verso sbagliato e innescare una reazione emotiva negativa, immaginando insieme le situazioni più difficili o imprevedibili. Alla fine abbiamo stilato una lista di più di cinquanta punti, e per ognuno mi ha lasciato immaginare quale fosse la reazione istintiva negativa e quale quella più razionalmente positiva. Grazie a questa lista, abbiamo praticamente riprogrammato le mie risposte alle emozioni, annullando quasi totalmente il concetto di imprevisto e soprattutto imparando a gestire lo spavento di fronte a una difficoltà interna o esterna. In questo modo, ho iniziato ad avere fiducia di poter rispondere positivamente a qualsiasi situazione e molto rapidamente è scomparsa la paura.
Ciò che è cambiato in modo radicale è il mio rapporto con l’errore, in cui durante una performance musicale, breve o lunga che sia, noi musicisti possiamo sempre incorrere: ora non mi spaventa più, l’idea di sbagliare è parte integrante dei rischi che mi prendo per suonare in modo convinto e convincente. In questo modo mi sento libero di esprimermi quando suono, libero dalle catene che un tempo mi stringevano, essendo così legato al concetto di perfezione. Il grande traguardo è che meno mi preoccupo di suonare in modo “corretto”, controllato, meno errori commetto, acquisendo ogni volta maggiore fiducia nella mia preparazione e nelle mie capacità; e soprattutto chi ascolta non se ne cura a fronte di una performance libera e convincente.